Come già sapete, nelle nostre
periferie già da qualche mese, hanno avviato la lavorazione per la rinascita di
quello che dovrebbe essere un corso di acque piovane. Con i suoi pregi e difetti già elencati nei
precedenti articoli, il canale ha iniziato a prendere forma e “responsabilità” in quanto come sempre svolge il suo compito di
trasportare le acque piovane… peccato però che qualcuno ha pensato che questo
rivo sia nato e destinato solo e sempre allo sversamento di acque piovane con l’aggiunta
di qualche acido determinato dalle fasi fermentative dell’insilato. Quest’ultimo è il prodotto di una tecnica di
conservazione del foraggio che si realizza per acidificazione della massa
vegetale a opera di microrganismi anaerobi, che hanno
lo scopo d'impedire a microrganismi alteranti e potenzialmente tossici di riprodursi
all'interno della massa vegetale provocandone il consumo e lo sviluppo di
sostanze insalubri. Consiste nello
stoccaggio della massa vegetale in particolari contenitori chiusi o anche, più
semplici e diffusi, in silos all'aperto a forma di bunker, costituiti da
piattaforme di calcestruzzo munite di muri di contenimento, ove il foraggio
sminuzzato viene compattato ed infine sigillato da un telone di materiale
plastico isolante dall'aria: la tecnica consente di ottenere un alimento facile
da introdurre nelle razioni alimentari per l'allevamento perché appetibile e
chimicamente stabile durante l'anno, sostituendo in tutto il foraggio verde e
quello essiccato, anche se tuttavia nell'alimentazione bovina quest'ultimo
viene in parte mantenuto per ragioni fisiologiche. I silos isolando la massa
dall'ambiente esterno, impediscono l'apporto di ossigeno; quello presente naturalmente all'interno della massa viene
consumato nel primissimo periodo della maturazione dell'insilato da parte dei batteri aerobi presenti e dalle piante stesse.
E’ importante sapere che, sì viene prodotto da un cereale del tutto naturale, ma il problema è che l’alterazione di questo insilato può essere estremamente dannosa perché porta alla formazione di sostanze tossiche (alcool etilico, tossine, amine biogene) o alla produzione di sapori/odori sgradevoli che ne compromettono l’appetibilità. Oltre al fatto che la presenza di muffe può, in molti casi, produrre altre sostanze tossiche (micotossine) o antibiotiche, con un impatto molto negativo sia a livello sanitario sia produttivo. Ebbene questo è ciò che accade in determinati periodi nelle zone periferiche di Pietramelara. Io mi chiedo, come mai, nonostante i numerosi richiami persiste questo fenomeno?
E’ importante sapere che, sì viene prodotto da un cereale del tutto naturale, ma il problema è che l’alterazione di questo insilato può essere estremamente dannosa perché porta alla formazione di sostanze tossiche (alcool etilico, tossine, amine biogene) o alla produzione di sapori/odori sgradevoli che ne compromettono l’appetibilità. Oltre al fatto che la presenza di muffe può, in molti casi, produrre altre sostanze tossiche (micotossine) o antibiotiche, con un impatto molto negativo sia a livello sanitario sia produttivo. Ebbene questo è ciò che accade in determinati periodi nelle zone periferiche di Pietramelara. Io mi chiedo, come mai, nonostante i numerosi richiami persiste questo fenomeno?
Più volte il
problema è stato fatto presente alle autorità… e non solo. E come sempre con
esiti negativi. Ma soprattutto ciò che reca danno a noi tutti e al nostro
ambiente, è che questi rifiuti considerati speciali, vengono sversati e
considerati tranquillamente acqua all’interno dei nostri rivoli. Ma
fregandosene tutti della tossicità di queste sostanze che possono penetrare nel
terreno e arrivare ai nostri pozzi… e non solo. (Sono, rifiuti speciali i
rifiuti da attività agricole e agro-industriali, i rifiuti derivanti dalle
attività di demolizione, costruzione, i rifiuti da lavorazioni
industriali e artigianali, i rifiuti da attività commerciali e di servizio, i
rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi
prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque ed, infine,
i rifiuti derivanti da attività sanitarie. (art. 184, comma 3, D.lgs. 152/06 e
s.m.i.)
Purtroppo devo
comunicare che spesso queste cose stancano i cittadini di queste zone,
soprattutto quando a fare da padrone è il menefreghismo da parte di chi
dovrebbe fare il proprio ruolo, quindi mi sono preoccupata di raccogliere dell’
”acqua” per farla analizzare. Una volta ottenuti i risultati, si provvederà per
la giusta via da proseguire.
Sinceramente .... cosa c'è scritto? Che volete dire?
RispondiEliminadenunciate se sapete tutte queste cose
RispondiEliminama avete letto bene l'articolo?
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